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Laudation zur Verleihung des Doktogrades ehrenhalber an Herrn Prof. em. Dr. phil. Helmut Lüdke
(2008)
En 1797 se publicó en París una obra poco extensa en dos volúmenes bajo el título de Pasigraphie en las versiones francesa y alemana. Se dice que el término pasigrafía fue creado por el autor Joseph de Maimieux (1753-1820). Con la invención de la pasigrafía, Maimieux tuvo como objetivo crear una escritura conceptual que pudiera aplicarse a todos los idiomas. De esta manera, un texto escrito en esta escritura podría ser leído en todos los idiomas. El sistema pasigráfico se basa en un sistema de clasificación conceptual a priori al que se le asignan caracteres escritos. Se trata, pues, inicialmente de una lengua exclusivamente escrita sobre la que Maimieux dos años más tarde construyó también una lengua hablada o Pasilalía. Ya desde el círculo de los ideólogos se presentaron argumentos serios contra el intento de la Pasigrafía que fue afirmado particularmente por Johann Severin Vater. La diferencia decisiva entre Maimieux y sus críticos radica en la determinación de la función de los signos en la formación de conceptos. Mientras que para Maimieux los signos solo nombran los conceptos preestablecidos, para sus críticos los signos tienen una función en la constitución de los conceptos. Por lo tanto, un lenguaje universal no es posible en última instancia, ya que no hay conceptos universales y los lenguajes individuales conducen a estructuras conceptuales diferentes.
Présentation
(2020)
In den romanischen Sprachen stehen Verbalmodi, Modalverben, Modaladverbien und Modalpartikeln zum Ausdruck von Modalität zur Verfügung, die schon häufig mit dem Deutschen verglichen wurden. In diesem Beitrag soll es um Entsprechungen versteckter, sogenannter coverter Modalität gehen (vgl. Abraham / Leiss 2012, Haßler 2012). Zunächst soll das Verständnis von Modalität dargelegt werden, um dann ihre coverten Formen einzuordnen. Die gegenseitigen Entsprechungen werden an Beispielen analysiert und schließlich wird ein Vorschlag entwickelt, wie die Mittel der Modalisierung als sprachspezifisch und zu einem Kontinuum gehörend beschrieben werden können.
Uno sguardo che renda omogenee le teorie della lingua relative al XVII e al XVIII secolo non può cogliere che a grandi linee la realtà delle concezioni della lingua abbracciate in questo periodo. Il riconoscimento di una teoria cartesiana della lingua come la spiegazione indifferenziata degli sviluppi conseguenti il passaggio da visioni razionalistiche a concezioni orientate ai sensi sono risultato di tale omogeneizzazione, un processo che contempla la realtà solo in parte.
Il pensiero linguistico era contrassegnato da un misto di forme di riflessione di carattere narrativo e di tipo concettuale-razionale che si completavano in modo reciproco. Se l’approccio concettuale tentava di rilevare le proprietà fondamentali della lingua e ordinarle razionalmente, le forme narrative della riflessione linguistica non si rivolgevano alla lingua in quanto oggetto concettuale. Piuttosto la rappresentavano come oggetto da comprendere. Gli approcci narrativi e concettuali alla lingua prevedono differenze discorsive nelle impostazioni teorico-linguistiche. Anche lo stampo del pensiero teoretico-linguistico contribuisce, attraverso tradizioni differenti, alla molteplicità delle vedute teoretico-linguistiche. Per tradizioni intendiamo posizioni dominanti nella riflessione metalinguistica, presenti in contesti regionali, che possono differenziarsi da altre tradizioni. Ad ogni modo, anche il ritardato sviluppo o la ricezione di teorie linguistiche può condurre a differenze caratteristiche. Le teorie linguistiche dell´Illuminismo furono per esempio recepite in Spagna più tardi che in altri Paesi europei. Ciò condusse all’accettazione sincronica di elementi teorici relativi a teorie diverse e consecutive. Se si concentra l’attenzione al di fuori dell’Europa si verrà attratti dallo sviluppo degli approcci analoghi alla riflessione linguistica che trovarono sviluppo in Cina all’inizio del XX secolo.
Unità e diversità sono tuttavia rintracciabili non solo sul piano della conoscenza metalinguistica ma anche sul piano dell’oggetto. Una sfida per la descrizione della lingua orientata alla tradizione greco-latina era rappresentata dalle lingue indigene con le quali si stava iniziando ad entrare in contatto attraverso i viaggi di scoperta e in seguito all’inizio del colonialismo. Da affiancare alla comunicazione esogena della trasmissione metalinguistica dei rapporti nell’ambito delle lingue europee sono presenti anche approcci per una percezione della specificità categoriale delle lingue americane. Sebbene in alcuni casi non verranno riconosciute le giuste categorizzazioni per le lingue descritte, per lo meno verrà assodato che le categorie rese note dalla grammatica latina non sussistono.
Nella ricerca degli ultimi decenni, la rappresentazione di un paradigma della filosofia della lingua del XVII e del XVIII secolo che postordini e subordini universalmente la molteplicità delle lingue a strutture valide di pensiero e che prescriva per la riflessione linguistica categorie fisse di una grammatica generale strettamente orientata alla logica razionalistica è stata più volte relativizzata. In quanto connessa con la fondatezza dell’unità e con l’inalterabilità del genere umano a seconda di spazio e tempo, la tesi che le lingue nella loro natura molteplice possano esistere solo alle dipendenze di una struttura universale del pensiero si lasciava catalogare tra quelle posizioni paradigmatiche sussistenti nell’ambito della filosofia della lingua di allora. Attraverso la conoscenza dell’origine storica dell’evoluzione dell’uomo, di tutti i suoi stili di vita e forme di comunicazione, assume rilievo un’altra posizione paradigmatica che attribuisce alla lingua un influsso formativo sul pensiero.
Attraverso la differenziazione ideologico-filosofica e la specificità nazionale delle sue tesi relative alla lingua in generale e alle lingue storiche in particolare la visione secolarizzata dell’uomo e della società elaborata all’apice dell’Illuminismo si associava allo sviluppo corrispettivo e al cambiamento delle posizioni teorico-linguistiche. Con la proclamazione della lingua e del pensiero come risultati di un lungo sviluppo corrispettivo nella storia dell’umanità viene assegnato nuovo valore alle prese di posizione sulla natura e sull’origine della lingua.
Gerda Haßler, María Luisa Calero Vaquera: Prefacio — Hacia un diálogo necesario
entre el pasado y el presente de la lingüística / Susana Azpiazu, Carmen Quijada:
El trabajo de Alarcos sobre los perfectos simple y compuesto en español como
hito gramaticográfico: antecedentes y proyección / Verónica Böhm, Anja Hennemann:
Algunas reflexiones historiográficas y recientes sobre el uso del subjuntivo
en español / Carmen Galán Rodríguez: Un outsider de la Lingüística — Alberto
Liptay y su proyecto Lengua Católica / Manuel Galeote: Los Discursos (1607) de
Echave Orio. La lengua vascongada y su antigüedad / José María García Martín: El
valor del Glosario de voces antiquadas y raras contenido en el Fulero Juzgo (1815).
El ejemplo del adverbio / Rolf Kemmler: Die Kurzgefaßte Spanische Grammatik
(1778) von Friedrich Gottlieb Barth (1738-1794) / Xavier Laborda Gil: Tiempo
personal e historia en 24 autobiografías de lingüistas españoles / María Dolores
Martínez Gavilán: Los inicios del racionalismo en la tradición gramatical española
(de 1614 a 1769) / Mario Pedrazuela Fuentes: Una visión de la filología europea de
entreguerras a través del archivo de José Fernández Montesinos / Barbara Schäfer-
Prieß: Universalistische Sprachtheorie in volkssprachlichen Grammatiken des 17.
Jahrhunderts. Amaro de Roboredos Método gramatical (1619) und Gonzalo Correas’
Arte grande (1625) / Isabel Zollna: Continuidad y (re-)comienzo en la lingüística de
la España decimonónica. Tradición y modernidad en la gramática general de García
Luna (1845)
Bello, Andrés (1781-1865)
(2006)
Prólogo
(2008)
Hervás y Panduro, Lorenzo
(2006)
Beauzée, Nicolas (1717-1789)
(2006)